LETTERA AL DIRETTORE DEL GIORNALE “TRIBUNA DI TREVISO”

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LETTERA AL DIRETTORE DEL GIORNALE “TRIBUNA DI TREVISO”

Egregio Signor direttore, nella Tribuna del  9 aprile alla pagina di Conegliano Veneto, si trova un articolo che riporta il titolo “Issano il vessillo di San Marco sul monumento dei caduti di Conegliano”.
Con questa nostra lettera vorremmo rimediare a tante inesattezze scritte nell’articolo, dando verità a ciò che è avvenuto ma soprattutto  dando il giusto valore interpretativo alle parole impropriamente usate, adducendo una certa tendenziosa  e faziosa  versione dei fatti o una completa ignoranza del giornalista.
L’alzabandiera  viene erroneamente addebitato a dei “venetisti” che, secondo lo scrivente, lo avrebbero attuato con un  blitz notturno, come se innalzare la bandiera di un popolo, di una nazione con una storia millenaria, la Repubblica Serenissima di Venezia, sia un atto da perpetrare di notte, come dei delinquenti.
Nessun blitz, egregio direttore, l’alzabandiera del glorioso gonfalone di San Marco è avvenuto alle ore 10.30 di domenica 8 aprile in pieno giorno, eseguito nel pieno rispetto del luogo dove è avvenuto, fatto da persone autodeterminate nel popolo veneto con il Comitato di Liberazione Nazionale Veneto, in rispettoso silenzio e al grido Ti co Nu  Nu Co Ti,  che sanciva il terminare della cerimonia.
Nell’articolo compare ancora una inesattezza quando indica la  Bandiera del Popolo Veneto come vessillo indipendentista,  contraddicendosi  quando poi parla di “autonomia dallo stato italiano”:  è evidente che non si conosce la differenza tra autonomia e indipendenza. Indipendenza significa essere uno stato, autonomia è una “concessione che uno stato centrale potrebbe fare  (e ritirare) ad una  parte del proprio territorio”, ma i Territori Veneti non fanno più parte dello stato italiano dal dicembre 2010 grazie al D. Lgs. 212/2010, decreto che ha cancellato l’annessione dei territori Veneti allo stato italiano (allora Regno d’Italia) avvenuta nel 1866 con un plebiscito truffa, di cui oggi si ha comprovata documentazione (cfr. Dispaccio telegrafico di Revel del 19 ottobre 1866 che può trovare anche in rete oltre che documenti sull’occupazione militare dei Savoia tre mesi prima del plebiscito).
I veneti  autodeterminati  non inseguono il  vano sogno di autonomia, ma sono già indipendenti, giuridicamente e consciamente,  grazie alla legge 881/77 sull’autodeterminazione dei popoli, e lo Stato italiano deve rispettare tale diritto derivante dalla ratifica del Trattato di New York del 1966, in quanto, con gli artt. 2 e 10 della propria Costituzione, cede la propria sovranità a favore dell’applicazione delle leggi di diritto internazionale.
Qui sotto Le scriviamo la definizione delle parole usate dal giornalista senza cognizione di causa:
L’AUTONOMIA E’ UNA CONCESSIONE DI UN POTERE CENTRALE CHE NON SMETTE MAI IL CONTROLLO E CHE PUO’, A SUA DISCREZIONE, REVOCARE.
L’INDIPENDENZA PASSA GIOCOFORZA ATTRAVERSO LA PRESA DI COSCIENZA DELLA PROPRIA IDENTITA’ E RAPPRESENTA LA VOLONTA’ DI UN POPOLO DI TAGLIARE IL CORDONE OMBELICALE DA CIO’ CHE LO TIENE SOTTOMESSO.
IL CLNVENETO PRATICA LA DECOLONIZZAZIONE, ATTRAVERSO LA RIVENDICAZIONE DEL DIRITTO DI UN POPOLO IN AUTODETERMINAZIONE E LA PRESA DI POSSESSO E DI CONTROLLO DELLA PROPRIA TERRA E NAZIONE.
Per far si che ciò avvenga, noi autodeterminati ci impegniamo a far conoscere le nostre origini, la nostra gloriosa storia e i nostri simboli, come la nostra bandiera che reca la scritta PAX TIBI, esposta in quei luoghi che  hanno più bisogno di verità continuamente taciuta dallo Stato italiano e che sono i monumenti ai caduti nelle guerre di aggressione perpetrate dall’Italia. Lo stato italiano ha dichiarato 17 guerre, nella Prima Guerra Mondiale ha attaccato uno stato alleato, l’Austria, e ai soldati si diceva di “difendere la patria”. Lo Stato è la causa delle vittime che hanno perso la vita per mire espansionistiche  e dei morti abbiamo un profondo rispetto.
Noi non siamo persone che fanno blitz di nascosto, noi facciamo le cose nel pieno diritto e alla luce del sole.
Qui vogliamo ricordare la meravigliosa festa del 25 aprile in onore di San Marco, e invitiamo  tutti i veneti marciani a festeggiare nella piazza che tutto il mondo ci invidia: Piazza San Marco, ove vige la tradizione del Boccolo, ogni uomo regala alla propria donna un bocciolo di rosa in segno d’amore. Anche questa una serenissima e amata tradizione che si vuol far scomparire.
Certi che non pubblicherà questo scritto le auguriamo un  sereno 25 aprile.

CLNVeneto
Ufficio Stampa